DARSENA RAVENNA APPRODO COMUNE

Il Facilitatore Digitale di processo

Chi è il facilitatore Digitale di processo. Cosa fa. Come si seleziona e si forma.

Perché abbiamo bisogno di facilitare IN digitale?

In Italia, negli ultimi due anni si è andata sempre più affermando la figura del facilitatore digitale.

Dotare di competenze digitali - almeno di base - il più ampio numero possibile di cittadini è uno degli obiettivi della recente strategia nazionale dedicata allo scopo; la figura del facilitatore digitale è uno degli “strumenti” individuati per perseguire tale obiettivo.

Se fino ad un paio di decenni fa, l’utilizzo di queste tecnologie era ad appannaggio solo di alcuni specialisti e fondamentalmente di chi aveva necessità di utilizzare i computer per motivi di lavoro, nell’ultimo decennio e con un’accelerazione esponenziale negli ultimi anni, i numeri sono profondamenti cambiati ed in continua evoluzione, grazie alla diffusione capillare degli smartphone tra la popolazione, a partire da una fascia di età sempre più bassa.

Oggi chiunque si trova continuamente in diverse situazioni in cui risulta necessario utilizzare gli strumenti digitali: non solo per lavoro, ma nell’intera quotidianità.

Non a caso, si definisce la cittadinanza digitale “quell’insieme di diritti/doveri che, grazie al supporto di una serie di strumenti (l’identità, il domicilio, le firme digitali) e servizi, mira a semplificare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione tramite le tecnologie digitali”. Mettendo in relazione questa definizione con le attuali scarse competenze digitali della popolazione italiana (come rilevate da indagini come il Digital Economy and Society Index DESI o dalla ricerca PIACC), risulta evidente la necessità di supportare lo sviluppo di tali competenze, come ha riconosciuto recentemente anche il Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle competenze della popolazione adulta.

In questo scenario si inserisce il ruolo dei facilitatori digitali, quali mediatori tra utenti e mondo delle tecnologie digitali. Dove il termine utenti non trova confini definiti e certi: cittadini giovani e meno giovani, istituzioni, aziende e professionisti, nessuno può essere escluso dall’utilizzo consapevole delle tecnologie digitali!

Una figura che in Italia ha mosso i primi passi rintracciabili nell'esperienza dei Digital Champions (figura istituita dalla Commissione Europea nel 2012), fino ad approdare nella scuola nel 2015 con l’istituzione dei ruoli di animatore e team digitale, o in diversi territori come per esempio con il servizio offerto dalle biblioteche in Emilia-Romagna, ed, infine, diffondersi a partire dall’estate ‘21 in maniera ancora più capillare, con l’istituzione sperimentale del servizio civile digitale.

La novità della figura ed il suo impiego negli ambiti più disparati, associata anche a diverse professionalità, da una parte ne evidenzia la trasversalità culturale, da un’altra pone il tema della preparazione e formazione di questa figura, per poter rispondere in maniera mirata alle esigenze di diversi tipi di popolazione.

Per questo, numerosi enti pubblici ed associazioni si sono attrezzate per offrire e riconoscere tale preparazione.

Perché abbiamo bisogno di facilitatori digitali per sviluppare processi innovativi?

Il progetto DARE vuole declinare la figura dei facilitatori digitali ponendoli in una posizione-chiave nell'ambito dei processi di rigenerazione urbana, con il fine di supportare e coinvolgere diversi tipi di stakeholders nelle attività sperimentali previste. Per questo è stato necessario innanzitutto sperimentare assieme ad un primo gruppo di aspiranti facilitatori un percorso formativo, capace di soddisfare i requisiti richiesti.

Durante la sperimentazione, abbiamo verificato l’importanza che il “facilitatore di processi innovativi” - come quelli di rigenerazione urbana - segua esso stesso un percorso di apprendimento continuo sui temi del digitale, in modo da acquisire conoscenze, abilità e competenze capaci di renderlo una figura con un importante ruolo in tali processi. Anche nello sviluppo di percorsi di rigenerazione urbana, infatti, è ormai evidente la necessità dell’esercizio della cittadinanza digitale da parte di tutti i soggetti coinvolti: dall’azienda, al pensionato, al professionista, alla Pubblica Amministrazione, ai giovani.

Facilitare processi innovativi padroneggiando strumenti digitali riveste un ruolo fondamentale nel far funzionare i processi di rigenerazione urbana: una figura-ponte tra chi si occupa di strategia, della vision complessiva che unisce i tanti progetti necessari a mettere in campo l’obiettivo finale di rigenerazione, e chi nel territorio agisce come stakeholder, partecipando a tali progetti.

Se intendiamo, infatti, la rigenerazione stessa come processo continuo - in cui è necessario non solo mettere in moto diversi soggetti, ma anche organizzarli nelle singole azioni da mettere in campo - è chiaro che servono delle figure capaci di gestire questo processo nel quotidiano.

Perchè digitali, quindi?

Perché la tecnologia digitale è abilitante. Se il facilitatore di processi innovativi è una figura capace di fare costantemente rete, inserendo il proprio agire in una vision complessiva verso la quale tendere, questa figura deve possedere gli strumenti digitali che supportino la sua azione.

Avere competenze digitali tali da rendere più semplice e tracciabile il flusso di informazioni e comunicazioni, nonché saperle trasmettere ad altri, è il patrimonio culturale di figure che saranno sempre più necessarie per “attivare” i territori.

Un ruolo di connettore, un ponte tra chi si occupa di strategie di rigenerazione (e innovazione) e le tante organizzazioni, enti, aziende, cittadini in forma associata presenti nei territori.

 

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